Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov si impossessa della narrativa posti incontri di Anchorage e Washington per dire sostanzialmente una cosa. Sono gli europei, o meglio i cosiddetti volenterosi a voler sabotare la pace. La retorica di Mosca nella sostanza non è cambiata: a cambiare, secondo il capo della diplomazia russa, sarebbe stata la comprensione di queste ragioni profonde del conflitto da parte degli americani e sulle garanzie di sicurezza sulle quali tanto insistono ucraini ed europei, avverte: mai la Russia permetterà che ci siano truppe straniere sul suolo ucraino, con buona pace del Presidente Volodimir Zelensky che sotto bombardamenti che non lasciano tregua a diverse città del paese, confida che le garanzie di sicurezza verranno messe tutte nero su bianco entro una decina di giorni. Solo dopo spiega, ci potrà essere un bilaterale o come vorrebbe lui stesso, un trilaterale con presente anche il Presidente americano Donald Trump. Secondo indiscrezioni di stampa l'idea principale degli alleati di Kiev sarebbe quella di affidare a un gruppo di paesi che aderiscono alla Nato la garanzia di un meccanismo automatico di difesa dell'Ucraina da decidere dopo un atto di consultazione e sempre e solo in chiave difensiva. Secondo l'originaria proposta italiana tale scudo difensivo scatterebbe in 24 ore. Gli europei provano a mostrarsi compatti, ma differenze significative restano all'interno della coalizione dei volenterosi e dell'Unione Europea. Il premier ungherese Viktor Orban, ha fatto sapere di non aver ricevuto nessuna pressione da Trump per togliere il veto all'ingresso di Kiev nella UE e di rimanere fermo sulle sue posizioni, a dispetto di quanto caldeggiato ancora una volta dal Presidente del Consiglio europeo Antonio Costa a inizio settimana. .























