Ucraina, ritirata truppe Kiev da zone nel nord est del Paese

"In alcune zone vicino a Lukiantsi e Vovchansk, in risposta al fuoco nemico e all'assalto della fanteria, le nostre unità hanno manovrato verso posizioni più favorevoli per salvare la vita dei soldati ed evitare vittime". Le parole del comando ucraino fanno il paio con quelle del Pentagono: "La situazione sul campo di battaglia in questo momento in Ucraina è difficile", confermando la preoccupazione per l'offensiva russa, che secondo Kiev sta impiegando ben 30.000 soldati. Kharkiv non crolla, ancora, ma certamente vacilla. Intanto, nel resto dell'Ucraina, si deve fare fronte a un'ondata di gelo fuori stagione e al razionamento dell'energia elettrica. Anche se ufficialmente si ammettono solo alcune "vittorie tattiche", cercando di sminuire la portata delle conquiste russe, ci sono altri segnali del momento di difficoltà dell'Ucraina. Come, per esempio, il fatto che Zelensky abbia disdetto le visite in Spagna e Portogallo proprio per la complicata situazione del Paese. Da segnalare, piuttosto, la risposta ucraina con un fitto bombardamento aereo sulla città portuale di Sebastopoli, nella Crimea occupata, e su diverse regioni russe. Oltre alla Crimea, l'operazione ha interessato le regioni di Belgorod, Kursk e Bryansk ed ha coinvolto i missili guidati di precisione a lungo viaggio ATACMS, forniti dagli Stati Uniti. Anche se la portavoce del Ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha già ribadito che "nessun'arma salverà Zelensky". Armi americane, appunto. Perché Zelensky nell'incontro con il Segretario di Stato americano, Blinken, ha ribadito la richiesta di nuove forniture di armi, in particolare di batterie di Patriot per la regione di Kharkiv. E il capo della diplomazia USA ha garantito che, dopo lo stallo al Congresso, la fornitura riprenderà e farà la differenza. Intanto, in Russia, dopo il rimpasto di governo, il Presidente Putin si appresta a recarsi a Pechino invitato dal suo principale alleato internazionale, il Presidente cinese Xi Jinping. Il fatto che la Russia, adesso, sia in una posizione di relativo vantaggio, potrebbe spingerla a considerare soluzioni negoziali. Che sia un'apertura per la diplomazia, però, viene considerato, oggi, altamente improbabile.