Gli eroi delle acciaierie di Mariupol tornano a casa. Grazie alla mediazione della Turchia si è arrivati, nelle ultime ore, a uno dei più importanti scambi di prigionieri dall'inizio della guerra fra Russia e Ucraina. 215 prigionieri ucraini, fra cui più di 100 membri del Reggimento Azov, e oltre 180 tra quelli che hanno difeso le acciaierie Azovstal fino all'ordine di arrendersi, sono stati liberati in cambio della liberazione di un singolo uomo Viktor Medvedchuk, il più importante politico filorusso arrestato ad aprile mentre tentava la fuga da Kiev con l'accusa di alto tradimento. Tra gli ucraini liberati ci sono anche cinque comandanti della difesa di Azovstal che sono stati portati ad Ankara e resteranno in Turchia fino alla fine della guerra. Questi comandanti sono stati scambiati con 55 prigionieri russi. In più vengono liberati 10 combattenti stranieri che hanno combattuto per l'Ucraina. Lo scambio è stato celebrato dallo stesso Presidente Zelensky, che ha annunciato la liberazione dei combattenti come un grande successo: "Oggi abbiamo 215 pezzi di buone notizie" ha detto "215, una vittoria per il nostro Stato, per la nostra Società, per tutte le famiglie coinvolte". Dal punto di vista del morale non c'è dubbio che questo scambio confermi come il momento sul campo sia ancora favorevole all'Ucraina, come testimoniano le scarne notizie che arrivano dal fronte che vedono ancora i tentativi di avanzata ucraina a Nord, fra Kharkiv e Luhans'k, e a Sud nella regione di Cherson. Da domani nelle quattro regioni di Zaporizhzhia, di Cherson e del Donbass cioè quelle che vedono l'occupazione russa, si dovrebbero tenere in tutta fretta gli annunciati referendum per l'annessione a Mosca, appoggiati da Putin e condannati da tutta la Comunità Internazionale. La dinamica del voto ha tutte le incognite di una consultazione in una terra dove si combatte, dalle possibilità di votare on-line alla raccolta delle schede casa per casa. Quello che sembra scontato è l'esito di questo voto. In proposito giova ricordare il dato con cui la Crimea decise l'annessione alla Federazione nel 2014: i "sì" arrivarono al 97%.