Bakhmut è caduta, Bakhmut resiste. Quella che è senz'altro finora la battaglia più lunga e sanguinosa del XXI secolo continua, perché dopo l'annuncio del capo del gruppo Wagner Evgeny Prigohzin di aver conquistato anche gli ultimi edifici alla periferia ovest della città, le reazioni ucraine lasciano intendere che i combattimenti vanno ancora avanti; quantomeno in periferia. Mentre il comandante delle forze di terra Syrskyi, in visita alle truppe al fronte, ammette che i suoi uomini ormai controllano una parte insignificante della città, spiega anche come l'esercito ucraino stia continuando le operazioni difensive sui fianchi dove, recentemente, hanno guadagnato terreno, tanto da far pensare ad una volontà di accerchiare russi in città. Il gruppo Wagner ha infatti fatto sapere che, entro pochi giorni, si ritirerà da Bakhmut consegnandola all'esercito regolare. Un eventuale disfatta dell'esercito russo acuirebbe i contrasti interni tra il Gruppo Wagner e il Ministero della Difesa di Mosca, accusato da Prigozhin anche nel video in cui annuncia la conquista di una città, che, sostanzialmente come ricordato da Zelensky al G7, non esiste più. Non ha più abitanti e non un solo edificio è ancora intatto. Nella notte sono tornati poi i bombardamenti russi che hanno colpito, questa volta, la citta di Dnipro; con la stessa tattica usata, nelle ultime settimane, sulle altre città. Una selva di missili concentrati in una singola zona per mettere in difficoltà la difesa antiaerea ucraina e colpire centri strategici dell'esercito necessari alla controffensiva. Sedici diversi missili e venti droni hanno cercato di distruggere strutture militari e infrastrutturali, le difese aeree hanno abbattuto tutti i droni, ma solo quattro dei sedici missili. Gli altri dunque, verosimilmente, hanno colpito i propri obiettivi. Intanto la centrale nucleare di Zaphorizhia è stata nuovamente tagliata fuori dalla rete elettrica per la settima volta dall'inizio del conflitto e usa i generatori diesel per l'alimentazione. Una situazione che, per il direttore generale della AIEA Rafael Mariano Grossi, è molto vulnerabile non si può continuare così, questa la sua conclusione.