"Finché la candela è accesa, c'è tempo per aggiustare le cose." Con questa massima rabbinica, il Premier israeliano Naftali Bennett, ha spiegato al suo Governo le difficoltà di individuare un sentiero di pace nella crisi ucraina, ma anche la volontà a non abbandonare le speranze e i tentativi. Dopo giorni in cui a parlare erano solo le armi, in questo fine settimana, d'altronde, si sono iniziate a sentire le voci della diplomazia, a partire proprio da quella israeliana, con il viaggio a sorpresa a Mosca di Bennett, seguito poi da una nuova conversazione telefonica con Putin, dopo aver aggiornato i partner internazionali e ovviamente il Presidente ucraino Zelensky, sull'esito dell'incontro di sabato. Putin ha parlato anche con il Presidente turco Erdogan, che sta provando a spingere la Russia ad elevare i negoziati diretti con l'Ucraina, almeno a livello dei Ministri degli Esteri, offrendo l'appuntamento del Forum Diplomatico di Antalaya la prossima settimana, come possibile terreno franco, per un incontro fra Lavrov e il Ministro degli Esteri di Kiev, Kuleba. Ad Erdogan, Putin ha chiarito che non è contrario a proseguire le trattative con l'Ucraina, ma quella che lui definisce non una guerra, ma un'operazione militare, non si arresterà finché gli ucraini non smetteranno di combattere. Condizione inaccettabile al momento, nonostante le difficoltà per gli ucraini, condizione che Putin ha comunque ribadito anche al Presidente francese Macron, con cui ha avuto un colloquio telefonico di quasi due ore, poco tranquillizzante. il Presidente russo non indietreggia: vuole l'indipendenza delle repubbliche separatiste del Donbass, l'annessione della Crimea e il controllo politico su tutta l'Ucraina spodestando Zelensky, ha spiegato il Presidente francese, sottolineando di aver avuto almeno rassicurazioni sul fatto che l'esercito di Mosca non bombarderà impianti nucleari. E di fronte a questo muro di Mosca, consapevole di non poter agire dal punto di vista militare, neanche fornendo jet all'aviazione in soccorso dell'Ucraina, il fronte occidentale cerca nuove strade diplomatiche, magari aumentando le sanzioni e sul tavolo vengono fuori anche delle nuove opzioni.