Per Trump l'ottimismo a tutti i costi è una cifra distintiva, l'idea di tirarsi indietro una tentazione recente. Il presidente parla al telefono con Putin per oltre due ore, e alla fine commenta: Russia e Ucraina avvieranno immediatamente i negoziati. La versione di Putin però è molto più cauta, così qualche ora dopo Trump ribadisce la convinzione che anche il presidente russo sia stufo della guerra, ma corregge un po' il tiro. Una linea rossa c'è, ma per ora non ne parlo, spiega Trump. D'altra parte non è la nostra guerra, ribadisce. La tentazione di sfilarsi dalle trattative o perlomeno di defilarsi si leggeva già tra le righe del post pubblicato dopo la telefonata. A negoziare, scrive il presidente, saranno le due parti, le uniche che conoscono i dettagli. La ricetta di Trump è quella descritta a Riyad, se si vuole la pace nessuno stimolo è più efficace degli affari. Così il presidente ricorda a Mosca e a Kiev che un cessate il fuoco aprirebbe enormi opportunità di business. Dopo la telefonata Trump ha aggiornato i leader europei. Il Vaticano si sarebbe offerto di ospitare i colloqui. Zelensky ha parlato con il presidente americano prima e dopo la telefonata con Putin. Non è un tipo facile, dice Trump, ma è forte. Sull'altro fronte il leader russo, al di là delle dichiarazioni di circostanza dice sì alle trattative, ma solo per la stesura di un memorandum in vista dei negoziati veri e propri. Un nuovo ulteriore step che allontana il traguardo finale. Prima un accordo sostanziale, poi la tregua, spiegano da Mosca. La parola dunque resta alle armi e la Russia continua a prendere tempo. Da Mosca frenano anche sull'ipotesi di un faccia a faccia fra Putin e Trump, incontro nuovamente caldeggiato da Washington. .