L'Ucraina perde un'altra città strategica in Donbass, si tratta di Lyman un piccolo centro ma importante perché è uno snodo ferroviario e stradale di approvvigionamento delle truppe sul fronte. Da qui i russi, che scendono da nord, possono puntare a Sloviansk, ora a meno di 20 chilometri. Insieme a Kramatorsk è il principale centro della regione di Donetsk ancora in mano Ucraina, insieme a Bachmut dove gli ucraini hanno il comando militare. Anche in questo caso i russi sono a 10 km a sud, qui salgono da Popasna. Per non parlare della situazione della regione di Luhansk, senza luce né gas dove circa diecimila soldati ucraini sono accerchiati da tre lati a Severodonetsk, dove sarebbero ancora intrappolati almeno 10 mila civili. Il problema dei militari adesso è come arretrare senza perdere troppi uomini e troppe armi. La città è al collasso, il 90% degli edifici sarebbe stato colpito dai bombardamenti, il 60% in maniera irreparabile. In Donbass i russi stanno applicando il tradizionale motto militare: "L'artiglieria conquista, la fanteria occupa". Bombardano facendo terra bruciata poi entrano nelle città desertificate, tanto che il presidente Zelensky ha accusato la Russia di voler conquistare territori ormai disabitati. Il presidente ha poi alzato il tiro: "Quello che sta accadendo in Donbass", ha detto, "ha tutte le caratteristiche di un genocidio verso la popolazione ucraina". Zelensky poi si è rivolto con veemenza verso i paesi occidentali chiedendo loro di non flirtare con la Russia per le forniture energetiche e accusando l'Europa di ritardare il sesto pacchetto di sanzioni. Quello che più serve all'Ucraina in questo momento sono missili a lunga gittata per colpire il nemico da lontano e arrestarne l'avanzata. Boris Johnson ha esortato gli alleati a fornire queste armi mentre anche gli Stati Uniti sarebbero pronti ad una nuova fornitura di obici a lungo raggio, che potrebbe essere approvata la prossima settimana. Senza le sorti della guerra sono segnate. Intanto restano bloccate nei depositi ucraini 22 milioni di tonnellate di cereali che se non distribuiti sul mercato internazionale rischiano di creare una crisi alimentare globale. "I corridoi umanitari marittimi annunciati dai russi questa settimana non esistono, spiegano da Kiev, perché non sono stati accordati con l'Ucraina, cui la Russia vorrebbe addebitare la responsabilità di una crisi alimentare che potrebbe derivare da questo stallo".























