"Ce la faremo e siamo pronti." Volodymyr Zelensky mantiene toni perentori per tornare a parlare della controffensiva ucraina, già tante volte annunciata ma ancora in attesa di essere lanciata. "Non so quanto tempo ci vorrà", dichiara alla stampa internazionale, "perché vorremmo certe cose ma non possiamo aspettare per mesi". Zelensky si riferisce ancora una volta alla fornitura di armi da parte dell'Occidente, in particolare, quei patriot il cui arrivo è imperativo, sostiene, per poter fermare i missili russi sulle città ucraine. Intanto, oltre il confine sembra che i suoi uomini insieme a gruppi russi di paramilitari ribelli legati all'estremismo di destra che operano soprattutto nella regione russa di Belgorod, puntino ad agire con incursioni a sorpresa senza rivendicazioni. Proprio in questa area continuano le evacuazioni in termini di decine di migliaia di persone con il Governatore che, poche ore fa, ha parlato di due vittime civili e due feriti. Il rischio di escalation della crisi resta alto, avverte Li Hui, inviato speciale cinese per l'Ucraina, mentre il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha indicato l'invasione russa come un esempio di quanto diventerebbe pericoloso il nostro mondo se i grandi paesi potessero semplicemente invadere i loro vicini pacifici impunemente. Riferendosi alla questione dell'Indipendenza di Taiwan, ma dimostrando anche come Cina e Stati Uniti siano ad un minimo storico nei loro rapporti diplomatici. Eppure, sull'Ucraina, appare chiaro come Washington sia sempre stata la protagonista del sostegno a Kiev, mentre Pechino potrebbe rappresentare l'ago della bilancia in future e complesse trattative di pace.