Sono un grande fan di Erdogan, il nostro incontro è andato splendidamente. Parola di Donald Trump che ieri ha accolto alla Casa Bianca il premier turco. Il primo incontro fra i due dopo il controverso ritiro americano dal nord della Siria che ha aperto la strada all'offensiva di Ankara contro i curdi siriani. Curdi siriani che Erdogan ha continuato a definire terroristi durante tutta la conferenza stampa. Il Presidente americano però non ha battuto ciglio di fronte a queste dichiarazioni, forse anche distratto da quanto avveniva a pochi metri dalla Casa Bianca. Al Congresso, infatti, ieri è andata in scena la prima udienza pubblica dell'inchiesta sull'Ucrainagate, che potrebbe portare alla richiesta di impeachment da parte della Camera dei rappresentanti. A testimoniare, l'incaricato per gli affari americani a Kiev, il diplomatico Bill Taylor, che ha confermato la versione consegnata dall'informatore della CIA ai suoi superiori sull'intenzione di Trump di bloccare gli aiuti militari all'Ucraina fintanto che il Presidente Zelensky non si fosse mostrato disponibile ad aprire un'indagine contro il figlio di Joe Biden e la società energetica per cui lavorava, la Burisma. Tutte notizie di seconda mano quelle di Taylor, accusano i repubblicani, che sono tornati a chiedere di far testimoniare anche l'informatore anonimo della CIA, mentre Trump ha ribadito che la sua telefonata con Zelensky del 25 luglio era perfetta e appropriata, annunciando che oggi pubblicherà anche contenuti di un'altra telefonata con il Presidente ucraino. Quella del Congresso è una farsa, ha sottolineato Trump a margine dell'incontro con Erdogan. “E' una barzelletta. Non ho guardato la televisione perché ero con il Presidente, era molto più importante. Questa è una messinscena, non dovrebbe essere permessa”. E anche Joe Biden assicura dalla sua campagna elettorale di non aver guardato le audizioni pubbliche. Il Congresso deve pensare a chiamare il Presidente alle sue responsabilità, io invece a battere Donald Trump, così avrebbe detto uno dei candidati leader della corsa democratica. E intanto si guarda anche ai tempi per questo potenziale impeachment. I democratici vorrebbero arrivare ad una messa in stato d'accusa entro Natale per poi passare al Senato ad un voto definitivo, che a quel punto sarà in piena primavera, nel cuore delle primarie e soprattutto della campagna elettorale per le presidenziali.