Processi penali lenti, infiltrazioni della malavita e rischio corruzione, stampa non adeguatamente indipendente. Sono questi gli aspetti più critici del rapporto sullo Stato di Diritto pubblicato dall’Unione Europea per quanto riguarda l'Italia. Ogni anno Bruxelles dà le sue pagelle a tutti i propri Stati membri sottolineando le materie più delicate alle quali devono fare attenzione per mantenere livelli accettabili di rispetto di diritti umani e Stato di Diritto. Ogni Paese ha i suoi problemi e le sue aree di miglioramento. Per l’Italia son sempre quelle, anche se la Commissione Europea ammette che sia nella lotta alla corruzione sia nella riforma della Giustizia sia nel controllo per l'indipendenza dei mezzi di comunicazione in Italia sono stati fatti passi avanti importanti con un buon dialogo tra le Istituzioni e un buon funzionamento delle Autorità Indipendenti di Garanzia. Ma la pandemia da Covid-19, come nel resto dei Paesi d’Europa, ha reso le cose più difficili anche in Italia. È aumentato il rischio che la corruzione si infiltri nei processi politici ed economici del nostro Paese. Ci sono ancora molte iniziative per combatterla bloccate in Parlamento. Ma ciò che più ostacola una efficace lotta a questo fenomeno è la lentezza dei nostri processi penali, specialmente nel secondo grado, quello d'appello. L’Unione Europea però riconosce l’impegno in corso per migliorare la situazione della Giustizia e la lotta alla corruzione. Preoccupazione è stata espressa anche per i troppi attacchi e intimidazioni subiti dai giornalisti e per la poca indipendenza della stampa italiana, specialmente nel settore audio televisivo. Per quanto riguarda gli altri Paesi, sono molto forti, come previsto, le critiche europee a Polonia e Ungheria. La prima preoccupa per la poca indipendenza dei Giudici e il loro assoggettamento al potere politico, la seconda invece per la corruzione, il sistema clientelare e i pochi spazi garantiti all’opposizione.