La corona senza la sua Regina. Un'immagine che coglie l'essenza della monarchia britannica, lì a rimarcare che è l'Istituzione in sè ciò che davvero conta, fedele a se stessa, intoccata dal tempo, al riparo dalla caducità dell'esistenza umana. Elisabetta II ha chinato la testa e a malincuore ha dovuto rinunciare, per la prima volta in 59 anni, alla lettura del programma di Governo, il cosiddetto "Queen's speech", il momento più sacro, carico di solidità e anche di teatralità dell'antichissima democrazia britannica. La Sovrana a 96 anni ha ormai problemi a camminare. Prima di adesso aveva mancato l'appuntamento solo due volte, per le ultime due maternità. Ma questa è la prima volta che il Principe Carlo, l'erede al trono, la sostituisce. Accanto a lui il figlio William, secondo in successione, e Camilla che Elisabetta ha deciso sarà Regina consorte quando sarà giunta l'ora. Una lenta transizione è ormai in corso. Fuori da uno dei Parlamenti più antichi al mondo c'è chi esprime devozione verso la Regina, chi disaffezione verso l'Istituzione. Il "Queen's speech" è stato particolarmente breve. Tema centrale: la lotta al carovita, la crescita dell'economia, la lotta all'inflazione, un accenno all'Ucraina e un altro, carico di potenziali conseguenze, al protocollo nordirlandese dal quale il Governo di Boris Johnson vorrebbe ritirarsi unilateralmente. La Brexit e soprattutto gli effetti che questa sta avendo in Irlanda del Nord sono stati anche al centro di un colloquio che il Primo Ministro Johnson ha avuto in mattinata con il collega della Repubblica d'Irlanda. Secondo Johnson, infatti, l'Europa non starebbe collaborando abbastanza per cercare di risolvere i problemi causati dal protocollo.