Cambiamento e speranza sono le parole d'ordine. L'accusa di radicalismo diventa una medaglia da sfoggiare. La promessa è una sola: “Siamo dalla vostra parte!” Jeremy Corbyn presenta il manifesto del suo partito laburista in vista del voto anticipato del 12 dicembre e lo rivendica. “Noi siamo diversi, noi faremo quello che promettiamo ed è per questo che l'estabilishment ci è ostile e ci teme, perché cambieremo questo sistema truccato a suo vantaggio!” 105 pagine, Brexit come quarto capitolo di cinque, con l'impegno per un accordo soft da sottoporre, poi, al secondo referendum, ma senza alcuna indicazione di voto. La narrativa conservatrice completamente ribaltata. In gioco, nella visione di Corbyn, con questo voto non c'è il futuro della Brexit. In gioco c'è il futuro del Paese e per il bene del Paese è ora di affrontare quei problemi che, dopo 10 anni di austerity, sono solo peggiorati. “Dobbiamo fermare - dice - questo thatcherismo sotto steroidi.” “Not for sale! Not for sale! “Not for sale!” “La sanità non è in vendita!” scandiscono il leader laburista dal palco e il pubblico in sala ed è il momento di maggiore partecipazione. Non in vendita agli imprenditori nazionali, non in vendita a Donald Trump in quel futuro trattato di libero scambio che, se negoziato da Boris Johnson, viene presentato come un vero e proprio patto con il diavolo. “Vuole svendere i nostri servizi!” è l'accusa. Cita Franklin Delano Roosevelt, Corbyn: “I miliardari mi odiano e il loro odio è benvenuto! E Pablo Neruda, puoi tagliare i fiori, ma non puoi impedire l'arrivo della primavera!” Ricorda a tutti “Iscrivetevi al voto!” perché è un programma radicale per i molti, ma in molti ora devono andare alle urne. Intanto i sondaggi lo danno in crescita, ma ancora sotto. Secondo Ipsos, di 16 punti percentuali rispetto ai Tory. Il 2017, però, insegna che molto, se non tutto, si gioca nelle prossime tre settimane.