Fuori dalla sede della Corte Suprema a Londra, esponenti di diverse ONG agitavano cartelli con la scritta: i rifugiati sono benvenuti qui. All'interno, i giudici stabilivano che la politica dei respingimenti verso il Ruanda, nel suo complesso, avviene nel perimetro della legge e quindi, può andare avanti. L'accordo prevede il ricollocamento nel Paese africano di richiedenti asilo, entrati illegalmente nel Regno Unito. Londra si impegna a pagare Kigali, per prendere in carico i migranti durante tutto il percorso di analisi della richiesta per il riconoscimento dello status di rifugiati. Non solo. L'intesa fa sì che gli stessi migranti restino in Ruanda, anche dopo l'eventuale accoglimento della domanda, rendendo di fatto per loro impossibile tornare in Gran Bretagna. Suella Braverman, Ministro dell'Interno ha definito l'accordo, ancora una volta, innovativo e capace di fornire alle persone ricollocate, il sostegno necessario per costruirsi una nuova vita, interrompendo al contempo, il modello di business delle bande di trafficanti di esseri umani, che mettono a rischio vite umane. Intanto però gli sbarchi, così come le morti nel Canale della Manica, continuano a verificarsi, come dimostrano anche fatti molto recenti. La pratica dei trasferimenti forzati verso il Ruanda, era stata introdotta dal governo Johnson l'aprile scorso e il primo volo sarebbe dovuto decollare a giugno con quattro persone a bordo, ma fu annullato all'ultimo, dopo una serie di ricorsi legali e dopo che la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo aveva stabilito che il piano comportava un rischio reale di danni irreversibili.























