"We are back". Siamo tornati. Ripetuto come un mantra dai tifosi. A Manchester come a Londra. All'Old Trafford come allo Stamford Bridge. Sono tornati e si sente. Grazie alla fase 3 delle riaperture iniziate a lunedì scorso, la Premier League ha di nuovo i tifosi sugli spalti. In misura ridotta, certo. Ieri allo Stamford Bridge ce n'erano 10 mila per una capienza massima dello stadio che supera i 40 mila posti. Ma con un entusiasmo che è valso doppio, triplo. La forza della normalità. Quella normalità che in Inghilterra passa per pub e ristoranti, che finalmente possono ospitare all'interno, evitando all'irriducibile pubblico, bevute sotto piogge a volte torrenziali. E passa anche dai famosi teatri e dai cinema, dai musei e dalle opera house. La variante indiana che si propaga a grande velocità e lì, a insidiare l'ottimismo e le speranze di tutti ma i numeri insistono ancora a dire che la road mapp verso la normalità del premier Boris Johnson, può ancora andare avanti, senza deragliamenti verso la meta del 21 giugno. E però, il sogno di una vacanza all'estero per tantissimi britannici rischia di rimanere un miraggio. Se c'è un argomento sul quale il governo avanza confuso, in ordine sparso, è appunto quello dei viaggi. L'ultimo ordine di scuderia sembra quello di sconsigliare e scoraggiare il più possibile i trasferimenti in paesi in zona gialla. La gran parte dell'Europa ad esempio. E come fare quindi anche con i tanti tifosi che vorrebbero venire in Gran Bretagna a giugno, a seguire gli europei? A proposito, Heathrow si sta attrezzando a trasmettere le partite all'interno dell'aeroporto, per rendere meglio sopportabili le inevitabili lunghe attese per i protocolli anti-covid. Sperando che i viaggiatori siano tutti tifosi.