Il presidente siriano Ahmed Al-Shara, che parla per la prima volta alle Nazioni Unite dal 1967. Se c'è un'immagine che descrive la parabola di un paese, ma anche di un uomo, ecco, probabilmente la più adatta è questa. Lui ex jihadista, ex qaedista che emancipa un paese considerato un paria, e parla nel luogo più rappresentativo della legittimità internazionale. In mezzo molti cambiamenti, a partire proprio dal personaggio chiave, il presidente al-Shara, un tempo noto al mondo come Mohammed al Jolani, un nome di battaglia che lo inquadrava come leader di una formazione, il fronte Al Nusra, che sarebbe poi mutato nell'HTS, l'Ayat Tahrir al-Sham. Una formazione che avrebbe guidato poi alla caduta del sanguinario regime di Assad. Ed ecco che da emiro del fronte Al Nusra Al Shara-Al Jolani ha indossato i panni del governatore, mettendo da parte la retorica jihadista e sostituendola con un linguaggio di ordine, sviluppo e controllo. Una trasformazione che molti considerano tattica, non ideologica e del resto le incognite restano a partire dalla tutela delle minoranze, da un ottenuto un risultato politico molto concreto nell'analisi della nuova amministrazione americana, l'uomo un tempo classificato come terrorista globale, e oggi descritto come un attore stabile. Almeno due gli incontri ufficiali con il presidente statunitense Donald Trump. Il paradosso è evidente, gli Stati Uniti, pur senza una legittimazione formale, sembrano accettare la metamorfosi del leader jihadista come un dato politico, Così, nell'anniversario della fine del regime di Assad, la Siria consegna al mondo un'immagine inaspettata, non un paese uscito dalla guerra, ma un paese che si regge sulla trasformazione più sorprendente della sua storia recente, Gianluca Ales, Sky TG 24. .























