Nei mesi in cui si stabiliscono i criteri della fase due della Brexit, fa un po' strano ricordare che a parlare della necessità di far nascere qualcosa tipo gli Stati Uniti d'Europa, nel 1946, fu per primo un inglese e non certo di secondo piano: Winston Churchill. Tre anni dopo il famoso discorso del Primo Ministro britannico, con le macerie della seconda guerra mondiale ancora calde, nasceva il Consiglio d'Europa con l'obiettivo primo di difendere i diritti dell'uomo e la democrazia parlamentare. L'ambizione più grande era quella di far nascere un sentire europeo, un'identità europea, partendo da una sfida non da poco: il superamento delle contrapposizioni tra Francia e Germania, la ricerca di una sintesi che avrebbe portato, nel tempo, alla creazione del cosiddetto asse franco-tedesco e avrebbe allontanato lo spettro di un nuovo conflitto nel cuore del vecchio continente. Il primo passo fu la creazione della Comunità Europea del carbone e dell'acciaio, con al centro proprio quelle regioni, l'Alsazia e Lorena, a cavallo tra Francia e Germania, emblema del sangue versato. “La pace mondiale non potrebbe essere salvaguardata senza iniziative creative all'altezza dei pericoli che ci minacciano”, le parole pronunciate nel maggio del 1950 da Robert Schuman, Ministro degli Affari Esteri francese. Parole raccolte da Alcide de Gasperi e Altiero Spinelli, Konrad Adenauer e Walter Einstein e dal belga Paul-Henri Spaak, padri nobili di quella che oggi si chiama Unione Europea. Nel 1957, col trattato di Roma, nasce la CEE, la Comunità Economica Europea o Mercato Comune. Ai 6 paesi fondatori: Italia, Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, nel 1973 si aggiungono, Danimarca, Irlanda e Regno Unito. La fine delle dittature in Portogallo, nel 1974, e in Spagna, nel 1975, segna un altro passaggio importante nel consolidamento dei valori comuni europei. Il loro ingresso avviene nel 1986, tre anni prima che un'altra terribile ferita si sani nel cuore del continente, con la caduta del Muro di Berlino. Il crollo del comunismo dà una spinta ulteriore all'Europa, gli anni 1990 sono quelli del trattato di Maastricht e di Amsterdam e quello delle Quattro libertà, circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Schengen è l'accordo che abbatte ogni frontiera interna ed Erasmus il programma che permette ai giovani universitari di capire le opportunità che l'Unione offre. Il sogno dei padri fondatori sembra trasformarsi in una realtà consolidata con l'introduzione dell'euro, in un crescendo rossiniano che fa sì che nel 2012 all'Unione Europea venga assegnato il premio Nobel per la pace e nel 2013 la Croazia diventi il ventottesimo paese della UE. Eppure, sono proprio gli ultimi 10 anni o poco più, che assestano colpi alla casa Europa così forti da renderne evidenti le crepe e gli errori di costruzione. La crisi economica mondiale del 2008 prima e quella greca poi, hanno reso evidente una solidarietà che si è troppo spesso dimostrata di facciata e che ha alimentato un sentimento antieuropeo.