273 a 265 per Hillary Clinton: questa la fotografia della corsa alla Casa Bianca quando mancano cinque giorni al voto. Con il numero magico fissato a 270 grandi elettori, se si votasse oggi questo sarebbe il risultato secondo la media dei sondaggi, che raccontano dunque una sfida aperta, anche se più favorevole alla democratica, per i numeri e per il numero di possibili combinazioni vincenti, con Trump costretto a passare per il Midwest conquistando allo stesso tempo la Florida e mantenendo la posizione in Stati come l’Arizona, dati per scontati ma che scontati quest’anno non sono. Sfida aperta e campagna nel vivo a 360 gradi, con tutti i protagonisti in campo. Hillary può contare sulla sua armata, che vede in primo piano Barack Obama, impegnato in un tour di tre Stati in bilico, focalizzato a portare al voto giovani e afroamericani, che hanno votato meno del previsto durante le operazioni di voto anticipato in Ohio, Florida e North Carolina preoccupando i democratici; ma impegnato, il Presidente, anche in un braccio di ferro con l’FBI e con il suo attivismo in quest’ultimo scorcio di campagna. “Il Mailgate – ha detto Obama – è diventato una controversia politica. Io conosco Hillary e credo in lei”, per poi attaccare direttamente il Bureau, sia pure non il suo direttore. “Noi – ha detto – non agiamo sulla base di supposizioni o di soffiate, ma sulla base di decisioni concrete. E l’ultima volta che l’Agenzia ha investigato ha concluso che Hillary aveva fatto degli errori, ma nulla di penale”. “Piuttosto – ha aggiunto Obama – attenzione a Trump: mette a rischio il Paese”. Attenzione, anche perché la rimonta esiste, in un’ultima settimana al cardiopalma. “Tornate a votare. Se quello che sapete adesso vi ha fatto riflettere potete ancora cambiare idea”: l’appello del repubblicano, che oggi schiera Melania in Pennsylvania, prima uscita pubblica dopo il discorso ispirato da Michelle durante la convention.