Tsunami, onde lunghe e potenzialmente mortali che non intendono ritirarsi. Non per ora, almeno. Per Donald Trump sono quelle provocate dal video in cui parla del suo atteggiamento verso le donne, che si fanno fare qualsiasi cosa se sei una star, nelle sue parole. In parecchi, nel Paese, soprattutto alla Casa Bianca, parlano di molestie sessuali, con i repubblicani che si spaccano. Per Hillary Clinton sono quelle legate alle sue mail, cancellate dal server o diffuse da Wikileaks. L’account creato questa volta è quello del manager della sua campagna elettorale. L’FBI indaga. Nessuno conferma l’autenticità. John Podesta, comunque, torna ad accusare la Russia, magari in collusione con il Tycoon. Tra quattro settimane gli americani sceglieranno il nuovo Presidente degli Stati Uniti e la campagna “abbandona i programmi per inseguire i caratteri” è passata. Nel Grand Old Party è anarchia, se non guerra civile. Dopo i distinguo dello speaker della Camera Paul Ryan, che invita i repubblicani a pensare a se stessi in questa campagna, nel timore di perdere non solo la Casa Bianca, ma anche Capitol Hill, Trump assicura vendetta: “Ryan è debole e inutile. Non voglio il suo appoggio”, dice. “Chi tradisce è sleale. Da ora in poi faccio a modo mio e questo voto sarà la Brexit degli USA”. Le cose non vanno, però, meglio in casa democratica, compatta – è vero – dietro la sua candidata, ma con la spada di Damocle di mail che rivelano la doppia morale di Hillary, una posizione per il pubblico e l’altra per i finanziatori, ed è il caso della riforma di Wall Street o dell’approccio nei confronti dei trattati commerciali e possibili conflitti di interesse, come quando il suo portavoce corrisponde su imminenti audizioni legate al dipartimento di Giustizia. “Sono l’ultimo baluardo tra voi e l’Armageddon” sostiene Hillary “ma l’America è e resta indecisa”. Se dopo il video, ma prima del dibattito, la Clinton era in testa di undici punti, ora il distacco è a nove. Se anche Barack Obama deve subire contestazioni, la corsa è davvero tutta ancora da vivere.