“Attenzione a come firmate il voto che inviate per posta perché se non corrisponde esattamente alla firma della vostra Voter Registration Card la scheda può essere annullata”. Succede anche questo nell'America del 2020, a pochi giorni da una consultazione elettorale piena di incognite, a partire dai voti per posta. Milioni di schede per corrispondenza arrivano negli uffici elettorali di tutto il paese pronte per l'elaborazione. Prima del conteggio, però, arriva il test della firma, ovvero: gli addetti alle elezioni digitano nel sistema il nome dell'elettore di cui hanno ricevuto il voto, subito compare una copia della Voter Registration Card, una tessera elettorale che ogni cittadino statunitense può richiedere al compimento dei 18 anni, in cui si dichiara repubblicano o democratico. Su questa tessera c'è la firma dell'elettore, che però può essere diversa, seppur di poco, rispetto a quella apportata sul voto spedito. Anche una leggera incongruenza può dettare l'invalidità di un voto. La procedura di verifica richiede ore se eseguita da professionisti in procedimenti penali o legali, che i dipendenti delle elezioni in molti Stati svolgono però in cinque secondi e questo è un problema soprattutto quest'anno perché la percentuale dei voti spediti è altissima.