Mai cosi male. L'ultimo sondaggio della CNN vede Donald Trump 14 punti sotto allo sfidante Joe Biden per la corsa alla Casa Bianca del prossimo 3 novembre. Il Presidente sarebbe fermo al 41%, mentre l'ex Vicepresidente tocca il 55% delle preferenze. Numeri che vanno presi con le pinze, come insegna il 2016, anche perché non è il voto popolare che fa vincere le elezioni negli Stati Uniti. Tuttavia ci sono degli aspetti di questo calo di consensi che stanno impensierendo in queste ore l'entourage di Trump, a partire dal fatto che Biden supera ormai il 50% in quasi tutte le principali rilevazioni, passando per gli indecisi, che contano fino al 38% dell'elettorato e che secondo i sondaggi sono sempre più insoddisfatti dell'operato dell'amministrazione. Certo, il Presidente può contare sugli inattesi risultati sul fronte dell'occupazione nonostante il Coronavirus, con due milioni e mezzo di posti lavoro creati a maggio, quando in una serie di Stati sono iniziate le riaperture, ma la ripresa, almeno al momento, non sembra riguardare la comunità afroamericana, dove invece la disoccupazione è aumentata lo scorso mese. Il disagio economico, unito alle tensioni razziali che stanno infiammando il Paese, sembrano anzi aver motivato l'elettorato nero che ha disertato le urne quattro anni fa, ma che adesso potrebbe invece rivelarsi decisivo. Lo sa bene Biden, che non a caso, pur non potendo partecipare per motivi di sicurezza ai funerali a Houston, è comunque andato in Texas per incontrare i familiari di George Floyd, e lo sanno bene anche i repubblicani moderati, che stanno prendendo sempre di più le distanze da Trump. Solo negli ultimi giorni, fra indiscrezioni di stampa e dichiarazioni pubbliche, sono almeno tre i pezzi grossi del partito che hanno voltato le spalle al Presidente, annunciando che non faranno il tifo per la sua rielezione, dall'ex Presidente George W. Bush al senatore Mitt Romney, passando per l'ex Ministro della Difesa, Colin Powell, tutti nomi che d'altronde anche quattro anni fa non avevano nascosto le loro perplessità. Ma questa volta va aggiunto il peso anche di alti ranghi dell'amministrazione, a partire dal Pentagono, dove le voci di dissenso nei confronti dell'operato della Casa Bianca si fanno sempre più insistenti. Non a caso Trump potrebbe fare un nuovo discorso alla nazione in settimana sulle tensioni razziali, sperando di far breccia sui conservatori moderati rimasti perplessi per i suoi continui appelli alla legge e all'ordine anche di fronte alle proteste pacifiche degli ultimi giorni.