Il 27 giugno su CNN, il 10 settembre su ABC. Prima ancora di essere ufficialmente nominati candidati alla Casa Bianca dai rispettivi partiti, Joe Biden e Donald Trump si affronteranno in singolar tenzone televisiva. Scardinando però una tradizione quarantennale, il duello non sarà organizzato e regolato dalla Commissione Indipendente sui Dibattiti Presidenziali, che ne prevederebbe tre, dopo le convention, ma concordato direttamente tra gli staff dei due contendenti. Quindi: in diretta, e in prima serata, faccia a faccia tra di loro, nessun terzo incomodo, come Robert Kennedy Jr che infatti s’è già lamentato, niente pubblico in studio ma solo telespettatori. Il guanto di sfida l’ha lanciato per primo Biden, anche se da mesi Trump lo punzecchiava vagamente. Con un video, il Presidente ha invitato l’avversario a farsi sotto: “dove vuoi, quando vuoi…ho sentito che hai i mercoledì liberi”, ha detto canzonandolo per la sua intensa agenda giudiziaria. Trump ha colto la palla al balzo, a stretto giro ha accettato e anzi rilanciato pure per altri incontri, che lo staff di Biden però esclude. Il dibattito, adesso, conviene a entrambi: a Biden perché deve recuperare un micidiale svantaggio che i sondaggi gli affibbiano in 5 Stati chiave su 6 (Nevada, Arizona, Georgia, Wisconsin e Pennsylvania); a Trump perché pensa di sfruttare il momento e dimostrare di essere più in forma dell’anziano Presidente. Fare campagna elettorale sul territorio è per l’uno complicato dagli impegni in tribunale, per l’altro quasi proibitivo fisicamente: andare in tv, alla fine, sarà quasi come chiedere il voto porta a porta.