Gli ultimi a farlo quest'anno sono stati New York, Virginia e New Mexico. Ad oggi sono quindi 17 gli Stati Americani che hanno legalizzato l'utilizzo ricreativo della marijuana. Anche se al Congresso non sembra una priorità, e il Presidente Biden è per la depenalizzazione non per la liberalizzazione, gli Stati Uniti vanno in una direzione chiara e le aziende si muovono di conseguenza. Succede così che Amazon, colosso mondiale dell'e-commerce che con quasi un milione di dipendenti qui è il secondo datore di lavoro, annunci il suo appoggio alla proposta di legge federale per legalizzare la cannabis in tutto il Paese. Conseguentemente dice anche che d'ora in poi non farà più controlli specifici ai colloqui di lavoro ma tratterà la marijuana alla stregua dell'alcol ovvero vietata in ufficio ma se viene assunta fuori orario e non influisce sulle attività professionali, fatti tuoi. Siamo ancora lontani da Elon Musk, grande capo di Tesla che fuma uno spinello in diretta, e Amazon, che sulla sua piattaforma on-line la marijuana non la vende, precisa che la novità non vale per le mansioni soggette alle regolamentazioni del Dipartimento dei Trasporti ovvero per gli autisti che, si spera, continuino a mettersi alla guida sobri. Ma la questione è seria. Negli Stati Uniti, dove secondo un sondaggio Gallup il 68% delle persone è a favore della liberalizzazione, diverse aziende sono già state sanzionate per aver rifiutato candidati che non passavano il test anti-cannabis e appena poche settimane fa la stessa Amazon si è vista recapitare una class-action proposta da un tizio di New York che aspirava all'impiego ma era stato bocciato perché aveva aspirato anche qualcos'altro.