È il Campidoglio stesso, è stato un assalto alla legge, un assalto a una delle imprese più sacre dell'America: ratificare il ruolo delle persone nello scegliere la leadership e il loro Governo. Tutti noi qui siamo addolorati per la perdita di vite. Siamo addolorati perché è stata profanata la casa del popolo, ma quello a cui abbiamo assistito ieri non è stato soltanto un disordine, non è stata una protesta, era caos. Non stavano protestando, non osate chiamarli manifestanti, erano una folla che voleva ribellarsi, era terrorismo domestico. È molto semplice, e vorrei che potessimo dire che l'avevamo previsto, ma non è vero. Potevamo prevederlo, gli ultimi quattro anni con un Presidente che ha sempre disprezzato la nostra democrazia, la nostra Costituzione, l'applicazione della legge. In ogni cosa che ha fatto l'ha disprezzata. Ha scatenato un assalto diretto alle istituzioni democratiche e ieri c'è stata una combinazione di questi attacchi, un attacco alla stampa libera che si è permessa di mettere in dubbio il suo potere, ha chiamato ripetutamente la stampa nemico del popolo, il linguaggio, nel momento in cui ha scelto le sue parole come hanno fatto spesso i dittatori di tutto il mondo, sono parole che servono per tenere il potere, il nemico del popolo. Un linguaggio che viene utilizzato dai dittatori di tutto il mondo. Ma questa volta da un Presidente uscente degli Stati Uniti d'America.