Un percorso tortuoso che per l'Ucraina è passato anche attraverso le forche caudine della reprimenda trumpiana nello Studio Ovale a febbraio, ma che ora è approdato a una conclusione che sembra accontentare, seppure solo in parte, le richieste di Kiev. L'accordo per lo sfruttamento congiunto delle risorse naturali e dei minerali strategici è stato raggiunto dopo un rush finale al cardiopalmo e diversi intoppi a un passo dall'arrivo. Il primo a fornire i dettagli è stato il Premier ucraino. Il fondo viene creato al 50% ed entrambe le parti hanno eguali diritti di voto. L'Ucraina mantiene il pieno controllo sul suo sottosuolo, sulle sue infrastrutture e sulle sue risorse naturali. L'accordo non costituisce un ostacolo all'adesione dell'Ucraina all'Unione Europea. Il fondo sarà alimentato con contributi provenienti dagli Stati Uniti e dall'Ucraina, ma gli utili saranno reinvestiti esclusivamente in Ucraina. Sembra si sia cercato di trovare un'intesa che fornisse a Trump un accesso preferenziale alle risorse ucraine, senza mettere Zelensky nella posizione di chi ha svenduto il Paese. Washington parla di una partnership storica. Questo accordo, spiega il segretario al Tesoro Bessen, segnala chiaramente alla Russia che l'amministrazione Trump è impegnata in un processo di pace incentrato su un'Ucraina libera, sovrana e prospera a lungo termine. Non sono esattamente le garanzie di sicurezza chieste da Zelensky, ma forse è il massimo che potesse pretendere, viste le circostanze. Per Trump è un modo per dire a Putin che è ora di sedersi e negoziare. .























