E' una clamorosa svolta giudiziaria quella decisa da un giudice della California per i fratelli Menendez, oggi 57 e 54 anni, Lyle ed Erik, riconosciuti colpevoli dell'omicidio dei genitori nell'89, quando ne avevano appena 21 e 18, condannati all'ergastolo senza possibilità di chiedere la libertà condizionale, nel '96. Un giudice di Los Angeles ha deciso, dopo 35 anni di detenzione, di ridurre la pena a 50 anni di carcere. Nel loro caso, rendendoli idonei alla scarcerazione non automatica, ma dopo valutazione di una commissione. Una storia che fa scalpore negli Stati Uniti, complici anche le serie TV "Law & Order", "True Crime" and "Monsters: the Lyle and Erik Menendez Story" su Netflix, che hanno riacceso l'opinione pubblica, la politica e un generale interesse dello star system al loro caso. I fratelli ammisero il patricidio e matricidio, sostenendo di aver agito dopo anni di abusi fisici, psicologici e sessuali. I due temevano che i genitori potessero ucciderli a loro volta per evitare lo scandalo. Il padre, José Menendez, era un nome nell'industria musicale. Aveva abusato di entrambi per anni protetto dalla madre. Una tesi che, seppur accolta in sede dibattimentale, non impedì la condanna definitiva. Ora la nuova sentenza dà la possibilità di chiedere la scarcerazione dopo aver scontato 25 anni di carcere, e loro ne hanno fatti 35. Circostanza che riaccende il dibattito su quella che fu definita una sentenza esemplare e che ha mobilitato anche lo star system. Siamo tutti il prodotto delle nostre esperienze, ha scritto per NBC News Kim Kardashian, dopo averli incontrati e mettendo in evidenza come il tempo e la maturità li abbiano cambiati e come i processi che hanno portato alla loro condanna siano stati viziati da un circo mediatico che li ha trasformati in mostri da spettacolarizzare. .