Tra il dire e il fare c'è di mezzo l'Iran. Dopo le dichiarazioni di inscalfibile amicizia e incrollabile supporto, tra Stati Uniti e Israele emergono le differenze. Sulle strategie di contrasto al programma nucleare di Teheran, ad esempio, i due alleati non sono allineati. Israele minaccia di usare la forza e vorrebbe che l'America facesse altrettanto. Ma il presidente Biden, incontrando il Primo Ministro Lapid a Gerusalemme, non è andato oltre l'impegno a lavorare affinché l'Iran non sviluppi un'arma atomica, non la tecnologia che può produrla. È un passo indietro in un quadrante non semplice come quello Mediorientale, dove pure passi avanti a volte vengono fatti. Dopo gli accordi siglati con la benedizione dell'amministrazione Trump con Bahrain, Emirati Arabi e Marocco, infatti, il Primo Ministro israeliano ha fatto capire di essere pronto a normalizzare le relazioni anche con l'Arabia Saudita. Dopo aver incontrato Abu Mazen in Cisgiordania, Biden volerà proprio a Jeddah. Il petrolio non è il motivo principale -giura la Casa Bianca- anche se ovviamente un aumento della produzione di greggio potrebbe contribuire a raffreddare i prezzi dell'energia e frenare la corsa dell'inflazione che negli Stati Uniti rischia di costare a Biden le elezioni di metà mandato. Il Presidente non ha specificato se nell'incontro con i Reali sauditi sarà affrontato lo spinoso tema dei diritti umani. Il Principe Mohammed ha bombardato lo Yemen, incarcera i dissidenti e, secondo la CIA, ha ucciso il giornalista del Washington Post Khashoggi. Poi, però, è arrivato Putin. E un cattivo ne ha scacciato un altro.























