Sciocchi, vergognosi, pericolosi e antiamericani. I commenti del suo predecessore sull’utilità della NATO non sono piaciuti al Presidente degli Stati Uniti, che vede il proprio futuro e le prossime elezioni sempre più legate alla politica estera. La storia ci guarda, ha detto Biden in televisione, siamo in un momento critico dove non possiamo fallire. L’impegno americano in Europa e in Medioriente è essenziale, e la Casa Bianca invita perciò il Congresso, spaccato a metà, a mettere da parte i giochetti per onorare il ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Dopo il via libera del Senato controllato dai democratici, il pacchetto di aiuti internazionali (60 miliardi per l’Ucraina, 14 a Israele, 9 in aiuti umanitari anche per i palestinesi, e 5 per Taiwan) rischia di non arrivare neanche al voto della Camera dei Rappresentanti, dove la maggioranza è repubblicana. Prima di difendere i confini degli altri, argomenta lo speaker Johnson cui spetta la calendarizzazione, si deve mettere in sicurezza quello tra Stati Uniti e Messico. Il controllo dell’immigrazione è un grande classico del trumpismo. Ma il bluff è stato scoperto quando Biden ha promesso di chiudere la frontiera in cambio del voto, e i repubblicani si sono rimangiati l’offerta. L’ordine arriva infatti da Donald Trump in persona: nessun favore agli avversari. Ma il muro repubblicano mostra qualche crepa. Al Senato hanno votato con i democratici in 22, incluso il capogruppo. Alla Camera però non ci sarebbero neanche i numeri per attivare la procedura di voto forzato. “Trump si è inchinato a Putin, ha detto Biden, io non lo farò”. Ma questa guerra, e quella di un alleato recalcitrante in Medioriente, stanno logorando anche lui.