Ecco quello che succede a dichiarare guerra alla satira: le dai solo più combustibile. Jon Stewart per l'occasione crea un evento speciale del Daily Show e improvvisa una macchiettistica replica dello spettacolo in stile nordcoreano. Perché no? L'interruzione forzata della trasmissione seriale di Jimmy Kimmel, reo di aver ironizzato sul tentativo dell'amministrazione Trump di attribuire l'omicidio di Charlie Kirk a un estremista di sinistra, non è ammissibile. E perfino lo Showbiz, che non ha mai brillato per solidarietà, ha deciso di dimostrare che la mossa della ABC, e quindi della Disney che la controlla, non è accettabile. Stephen Colbert, che pur avendo vinto un Grammy per il suo show il prossimo anno sarà disoccupato, ha dichiarato: "Siamo tutti Jimmy Kimmel". Anche lui sarà punito perché ostile all'amministrazione Trump. E Jimmy Fallon, che di Kimmel è un concorrente, nel suo monologo iniziale ha ribadito la sua vicinanza. Così tutti i conduttori dei late show, quei programmi comici caratteristici della TV americana, in cui gli host, i conduttori, in compagnia di star e personaggi pubblici, commentano l'attualità senza sconti. Forse, proprio questa, la loro colpa. Il numero uno della FCC, Federal Commission on Communication, Brendan Carr, ha dichiarato che il monologo incriminato di Kimmel era "falso e depravato" e ha insinuato che l'ABC potesse essere ritenuta responsabile. Tanto è bastato per la chiusura immediata del programma. Il Presidente Donald Trump ha applaudito alla decisione delle corporation di licenziare i conduttori sgraditi e ha puntato il mirino sui prossimi obiettivi, Fallon e Seth Meyers, rei, a suo dire, di essere un fallimento dell'audience. Stando ai dati sono show di enorme successo. E però sembra che la verità conti relativamente, così come far notare che se si celebra Charlie Kirk per la difesa della libertà di opinione, far chiudere i programmi perché ironizzano sulla politica non è proprio coerente. .























