L'Unione europea si avvia a sottoporre ad autorizzazione preventiva le esportazioni verso paesi terzi dei vaccini prodotti sul suo territorio. La contromossa di Bruxelles nella querelle con AstraZeneca e Regno Unito, prevedrà dunque che ogni export dovrà essere notificato allo stato membro in cui avviene la produzione e in caso di incongruenze con il numero di dosi che dovrebbero restare dentro l'unione, l'autorizzazione potrebbe essere negata. Un meccanismo che contiene una minaccia implicita per Londra, che oggi riceve dal Belgio le dosi di vaccino Pfizer, nel mirino dei 27 c'è però, al momento, AstraZeneca, il cui stabilimento alle porte di Bruxelles è stato ora sottoposteo a ispezione per verificare se davvero ci siano criticità di produzione. La dura reazione dell'Europa, la mossa della società anglo svedese di privilegiare il Regno Unito e di lasciare le briciole ai 27 sembra comunque andare nella giusta direzione. Secondo fonti di stampa tedesca, AstraZeneca sarebbe pronta ad accontentare la richiesta europea di rendere pubblico il contratto, ma anche disponibile a presentare a breve un nuovo calendario di consegne che prevederebbe un numero di dosi molto superiore ai 31 milioni annunciati una settimana fa, seppure ancora inferiore agli 80 milioni stabiliti a fine anno scorso. Ma alla vigilia dell'autorizzazione dell'Ema sul vaccino di AstraZeneca piovono nuove incertezze, le autorità tedesche hanno annunciato che sarà usato solo nelle persone sotto i 65 anni, non essendoci dati sufficienti riguardo all'efficacia sulla popolazione più anziana, la stessa direttrice dell'Ema martedì scorso aveva ipotizzato un'autorizzazione solo su alcune fasce d'età. Per molti paesi dunque questo significherebbe dover cambiare se non stravolgere i piani di vaccinazione che finora hanno spesso privilegiato i sanitari rispetto agli ultraottantenni.