Il Venezuela risponde alla "minaccia imperialista", rappresentata dal dispiegamento di forze statunitensi nel mare dei Caraibi, avviando una massiccia mobilitazione di personale militare, armi ed equipaggiamento. È il capo della Difesa del Paese, Padrino Lopez, a presentare il piano del Presidente Maduro: le forze di terra, aria, marina e di riserva svolgeranno esercitazioni con l'obiettivo di ottimizzare il comando, il controllo e le comunicazioni, ma soprattutto garantiranno la difesa del Paese. Accanto a loro la Milizia Bolivariana, una forza di riserva composta da civili, creata dal defunto presidente Hugo Chavez. La mossa arriva in un clima di crescente tensione tra USA e Venezuela, esacerbata dall'arrivo nei Caraibi della portaerei USS Gerald R. Ford, la più grande nave da guerra americana. Un'iniziativa motivata con il tentativo di combattere il traffico di droga e il flusso di migranti illegali che entrano nel Paese dal Venezuela, e che è già costata la vita a decine di pescatori, ritenuti parte del narcotraffico. Dopo aver messo sotto controllo il mare, Trump aveva detto di volersi concentrare sulle operazioni di terra, autorizzando la CIA ad eventuali attacchi in Venezuela. Ma Caracas ritiene che il reale intento dell'amministrazione Trump sia quello di forzare un cambio di regime e rimuovere Maduro. Una mossa, quella della Casa Bianca, che crea tensioni anche con gli alleati, in particolare il Regno Unito, membro dei Five Eyes, che ha sospeso la condivisione di notizie di intelligence sulla regione con le agenzie americane. A condannare la scelta del Presidente Trump anche Francia e Russia, due Paesi normalmente agli antipodi. .























