L'incontro, una mezz'oretta in tutto alla presenza del padrone di casa Mohammed bin Salman, è di quelli storici. Se non altro perché i Presidenti di Stati Uniti e Siria non si incontravano da 25 anni. Ma è anche di quelli pragmatici, visto che ha portato alla fine delle sanzioni statunitensi contro Damasco. Fine festeggiata in strada dai siriani, che sperano che la mossa possa aiutare a risollevare un'economia in crisi strutturale dall'inizio della guerra civile. Vedere il Presidente palazzinaro Donald Trump stringere la mano all'ex jihadista al Golani, ora diventato Presidente della Siria con il nome di Ahmed al Sarah, dà la misura di come le cose possano cambiare facilmente nella politica internazionale se a dettare le regole è il pragmatismo, cifra distintiva del Presidente Trump, che ha invitato il suo omologo a firmare gli accordi di Abramo con Israele, a cacciare i terroristi dal Paese e a gestire le carceri con i prigionieri ISIS nel nord della Siria. Al Sharaa ha rinnegato il passato in Al Qaida ma comunque il suo gruppo islamista Hay'at Tahrir al Sham, dopo aver cacciato l'ex Presidente Bashar al Assad, da mesi dopo scontri e violenze aperte, sta silenziosamente eliminando dai posti di governo la minoranza alawita e di questi attacchi soffrono anche altre minoranze come i drusi. Nulla di tutto questo è emerso però nell'incontro con Trump. Il focus erano gli affari, da una parte la fine delle sanzioni, dall'altra l'accesso per gli Stati Uniti a petrolio, gas e minerali siriani e la distensione con Israele. E poco male se le differenze fra i 2 leader restano enormi. L'importante è la reciproca soddisfazione. .