La cittadina Inca di Machu Picchu vede dopo diverse settimane di chiusura i primi turisti riaffacciarsi sulle meravigliose rovine dell'antica civiltà, tutti con la mascherina e nel rispetto del distanziamento, ma è l'immagine di una ripartenza che colpisce. Colpisce perché il Perù è tutt'altro che in una fase due. Sta vivendo, anzi, la vigilia di un picco del contagio che potrebbe portare il numero di vittime oltre la soglia delle 6100, per un totale di oltre 214 mila infetti. Come se non bastasse la situazione rischia di divenire ancora più critica a causa del razionamento delle bombole di ossigeno che sta colpendo le strutture sanitarie sempre più in difficoltà. Il Perù non è il Paese colpito più duramente di tutta l'America Latina, nel continente però si rischia una grave crisi economica e sociale, come denuncia la commissione economica delle Nazioni Unite per l'America Latina e i Caraibi, secondo cui sono oltre un milione e mezzo i contagiati di tutta l'area. Il tributo di morte ha raggiunto la soglia di 75 mila vittime. Come a rappresentare questa tragedia sulla celebre spiaggia di Copacabana, Rio de Janeiro, è andata in scena una singolare protesta. Sono state scavate 100 fosse con altrettante croci per manifestare contro la politica del Presidente Jair Bolsonaro, che ha sposato una linea, per così dire, cauta nei confronti del virus. Eppure, nonostante il Presidente abbia detto in più occasioni che il Covid è poco più di un'influenza, il Brasile è il secondo Paese al mondo per contagi e vittime, secondo le ultime proiezioni, si dovrebbe arrivare al milione di ammalati entro la settimana. Particolarmente grave la situazione in Amazzonia, dove la popolazione indigena è più vulnerabile, ricorre ancora alla medicina tradizionale per le cure. E mentre il Brasile si dibatte tra frustrazioni, riaperture, razionamenti e proteste, il resto del continente cerca di fare fronte all'emergenza. In Bolivia è stato avviato un censimento porta a porta per tenere sotto controllo il contagio che ha raggiunto le 10 mila unità. In Honduras il Presidente Juan Orlando Hernandez ha comunicato di essere positivo al virus, ma che continuerà la sua azione di Governo da remoto. Più a nord, in Messico, invece si è deciso di allentare leggermente le restrizioni, sebbene si sia superata la soglia critica dei 150 mila contagi, e i mercati hanno alla fine riaperto. Il dilemma tra salvare la popolazione del virus ed esporla a rischio fame è quello che in tutta l'America Latina ancora non ha trovato una risposta.