Si chiama Sputnik il vaccino russo che primo fra tutti è stato registrato lo scorso 11 agosto, come primo quel satellite spaziale sovietico a cui deve il nome mandato in orbita attorno alla Terra nel 1957. A dicembre sono arrivate le prime somministrazioni in Russia, ma se ne è tornato a parlare in questi giorni, dopo i risultati pubblicati sulla rivista scientifica Lancet: è efficace al 91,6%, dato ottenuto sulla base di 19.866 volontari che ne hanno ricevuto prima e seconda dose a distanza di 21 giorni. Si tratta infatti di un vaccino a doppia iniezione. Gli elementi che rendono vantaggioso il siero sviluppata al Gamaleya Research Institute sono vari, oltre all'efficacia vi è la tollerabilità, l'effetto protettivo si applicherebbe a tutte le fasce comprese quelle di età superiore ai 60 anni. La conservazione è un altro fattore a cui guardare. Lo Sputnik può essere preservato e dunque trasportato attorno ai -18 gradi, una temperatura ideale per molte catene di approvvigionamento. Infine il costo competitivo inferiore ai 20 dollari, poco più di 16 euro, per entrambe le dosi. Criticato inizialmente per la fretta con la quale è stato realizzato e per l'assenza di trasparenza che ne ha accompagnato inizialmente lo studio, oggi lo Sputnik gode di altra considerazione. Non è un caso che oltre ai 50 Paesi nel mondo che hanno già deciso di richiederlo, anche l'Europa ci stia pensando. Dopo l'Ungheria, al momento unico Paese Ue ad averlo già autorizzato e ricevuto, si dichiarano favorevoli la Germania e la Francia. Anche dalla regione Lombardia arriva un'apertura sul fronte russo, sia da parte della vicepresidente assessore al welfare della regione Letizia Moratti, che del consulente per la gestione delle vaccinazioni Lombardia Guido Bertolaso, ovviamente, una possibile diffusione dello Sputnik in Europa sarà consentita solo dopo il via libera dell'agenzia europea del farmaco.