Ha fatto le sue condoglianze il primo ministro britannico Boris Johnson a tutti gli abitanti del Regno che hanno perso, a causa della pandemia, una persona cara, nel giorno in cui è stata superata la terribile soglia dei 100000 morti. La metà di questi decessi è stata registrata dall' 11 novembre scorso, in un momento così duro sembrano lontani anni luce i giorni in cui il capo del Governo spiegava al Paese che bisognava prepararsi all'idea di perdere un amico o familiare e parlava di immunità di gregge, erano solo 10 mesi fa. Mi prendo la responsabilità di ogni decisione presa, ma assicuro che abbiamo fatto ogni cosa in nostro potere per minimizzare la sofferenza e la perdita di vite, ha spiegato Johnson ai giornalisti che, uno dopo l'altro, gli chiedevano conto di dichiarazioni spesso contraddittorie e decisioni prese troppo tardi. Abbiamo imparato la lezione, ha assicurato il primo ministro, eppure fino all'ultimo ha sostenuto che sarebbe stato disumano chiudere tutto a Natale, da un punto di vista politico il premier si gioca tutto o quasi sulle vaccinazioni di massa e lo sforzo del Paese è impressionante, con quasi 7 milioni di cittadini che hanno ricevuto la prima dose, oltre mezzo milione la seconda e con i centri anticovid che si moltiplicano a ritmo incalzante. Ci si vaccina ovunque, nelle palestre, come nelle cattedrali, negli stadi come nei musei, le dosi ci sono e continueranno ad esserci, assicurano gli esperti, respingendo ogni polemica con l'Europa che invece annaspa, ma c'è molto spazio per le autocelebrazioni, i morti, spiega il numero uno del sistema sanitario nazionale inglese Sir Simon Stevens, continueranno a crescere.