È segnato da annunci che hanno il non tanto vago sapore della minaccia, il decimo anniversario di Wikileaks, l’ormai arcinota piattaforma dove, in un decennio, sono state pubblicate circa 10 milioni di informazioni riservate. Il fondatore, Julian Assange, in videoconferenza dall’Ambasciata ecuadoriana a Londra, dove ha chiesto asilo politico nel 2012, ha annunciato significative rivelazioni da qui all’8 novembre, giorno delle elezioni americane. Durante un evento organizzato dalla stessa Wikileaks al Teatro Volksbühne di Berlino e trasmesso in streaming dal quotidiano Bild, Assange, con addosso una maglietta con su scritto “truth (verità)”, ha però respinto qualsiasi accusa di voler in qualche maniera danneggiare il candidato democratico nella corsa alla Casa Bianca, Hillary Clinton. Secondo l’attivista australiano quarantacinquenne, l’ex First Lady, così come il suo rivale repubblicano, Donald Trump, sarebbero tormentati dalle proprie ambizioni. In totale, saranno all’incirca un milione i documenti che verranno resi noti con scadenza trisettimanale dai giorni prossimi alla fine dell’anno, e riguarderanno non solo le elezioni a stelle e strisce, ma l’operato di tre potenti organizzazioni di tre Stati differenti. Assange si è limitato ad accennare al fatto che il materiale toccherà temi come la guerra, le armi, il petrolio, la sorveglianza di massa e Google. Il decennale è segnato anche dall’annuncio di una rivoluzione interna all’organizzazione che stenderà il numero di collaborazioni con testate giornalistiche, oltre il centinaio già esistente, e si aprirà all’ingresso di soci. Durante l’evento è stato proiettato un video del 2012, dal titolo “Assassinate Assange”, secondo il quale alti esponenti dell’amministrazione americana, tra cui la stessa Clinton e il Vicepresidente Joe Biden, avrebbero chiesto la morte del fondatore della piattaforma e l’inserimento di Wikileaks nella lista delle organizzazioni terroristiche.