La visita di Xi Jinping a Mosca certifica ogni ora di più l'appoggio cinese alla Russia. Un appoggio non ancora pienamente militare, anche se alcune componenti importanti per le armi sarebbero secondo l'Occidente fornite da Pechino a Mosca, ma certamente economico. E politico, visto l'invito di Xi a Putin ad andarlo a trovare a Pechino, in barba al mandato di arresto del tribunale internazionale dell'Aja. I legami economici tra Cina e Russia dall'inizio della guerra sono sempre più stretti e questa visita intende intrecciarli ancora di più. Nel 2022 le importazioni della Cina dalla Russia sono cresciute del 43%, mentre l'export verso la Russia è salito del 13%. Quasi la metà dei guadagni della Russia viene dalla vendita di petrolio e gas. E mentre la vendita verso i Paesi occidentali si è quasi annullata per via di sanzioni e price cap, è esplosa invece quella verso i Paesi asiatici, e in particolare verso la Cina, che ha comprato il 50% in più di gas e di petrolio liquido e il 10% in più di greggio. Il tutto a prezzi scontati, senza rispettare il prezzo imposto dall'Occidente. L'economia sancisce la verità delle parole di Xi a Mosca, e cioè che Cina e Russia sono grandi potenze vicine e partner strategici. Nel frattempo, in quella che può essere ormai definita l'altra parte dello schieramento internazionale, cioè il blocco occidentale, Zelensky a Kiev riceve la visita del Primo Ministro giapponese Kishida, unico leader del G7 a non essere ancora stato in visita a Kiev. Il Presidente ucraino, dopo il mandato di arresto emesso nei confronti di Putin, parla della possibilità di creare un tribunale speciale che si occupi dei crimini russi sul modello di quello per la ex Jugoslavia.