Dall'esultanza, l'euforia per la liberazione di Kherson, alla consapevolezza, alla constatazione della durezza della situazione. Senza acqua né elettricità in un territorio minato, distrutto nelle infrastrutture. All'amministrazione ucraina non resta che il sostegno umanitario e imporre ai residenti l'evacuazione, il coprifuoco per la messa in sicurezza. Perché la guerra non è finita affatto, ancora nella notte bombardamenti in più parti del paese ma soprattutto nel Donbass dove si combatte duramente. Nell'oblast meridionale di Kherson distrutta la maggior parte dei punti di collegamento tra le due sponde del Dnipro, linea del fronte più duro tra russi e ucraini. E durante la messa in sicurezza del territorio riconquistato le terribili scoperte. "Il ritiro russo da Kherson resta un ottimo risultato della strategia di sostegno militare a Kiev", dice l'Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la politica estera, Josep Borrell. "Siamo a un punto di svolta nella guerra ma solo Kiev deciderà cosa fare ed è nostro dovere sostenerla". Nessun pressing dunque, per un negoziato di pace ma è un dato di fatto che la fine della guerra aiuterebbe a guarire l'economia mondiale, lo ricorda anche il Segretario al Tesoro Janet Yellen, al G20, quando dice: "Mettere fine alla guerra in Ucraina è il modo migliore per riparare e aiutare l'economia mondiale".























