"È un accordo davvero equo". Volodymyr Zelensky commenta così l'intesa sulle terre rare, raggiunta ad appena quattro giorni di distanza dall'incontro in Vaticano con Donald Trump. Un accordo che, probabilmente, Kiev non avrebbe mai firmato senza il conflitto in corso, ma la concessione di una parte delle proprie risorse a Washington equivale, per l'Ucraina, a conservare il sostegno americano, vacillante con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Abbiamo ora il primo risultato del colloquio che ha preceduto il funerale di Papa Francesco, il che lo rende davvero storico, afferma il presidente ucraino, che aggiunge di attendere con ansia anche gli altri risultati di quell'incontro. Parla intanto di pace e prosperità Scott Bessent, segretario al Tesoro americano, che sceglie queste due parole per definire a suo parere l'agenda internazionale di Donald Trump e per commentare l'accordo con Kiev, che considera una vittoria per entrambe le parti. Bessent spiega che a conflitto finito gli Stati Uniti continueranno a difendere i loro interessi in Ucraina, difendendo di conseguenza la stessa Ucraina da future aggressioni. In sintesi l'intesa prevede lo sfruttamento comune di 57 risorse naturali, con l'obiettivo di creare un fondo di investimento per la ricostruzione del Paese in conflitto. Inoltre, in caso di nuova assistenza militare da parte americana, il costo stimato sarà conteggiato nel contributo di capitale del fondo. Washington torna così a vendere le proprie armi a Kiev e Trump si intesta questo risultato come un passo in avanti verso la pace, anche se Mosca appare molto più scettica sui risultati in tal senso dell'intesa. Almeno a sentire le parole di Dmitrij Medvedev vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, che afferma, con ironia: Trump ha finalmente costretto il regime di Kiev a pagare gli aiuti con i minerali. .























