"Se le forze ucraine che difendono Mariupol saranno distrutte, sarà la fine dei negoziati con la Russia." Il Presidente Zelensky parla chiaramente in un momento in cui le trattative per trovare una soluzione al conflitto in Ucraina sono ferme. I toni si fanno sempre più accesi. Mosca, con una nota diplomatica, chiede agli Stati Uniti e ai suoi alleati, di fermare quella che definisce "l'irresponsabile militarizzazione dell'Ucraina". Da Washington la risposta è laconica nelle parole, mentre nei fatti si concretizza con l'invio a Kiev di droni, elicotteri, artiglieria pesante. È una corsa contro il tempo per sostenere il Governo di Zelensky. Intanto, nelle ultime 2 settimane, forze speciali britanniche si sono recate a Kiev per addestrare i militari ucraini nell'impiego di razzi anticarro forniti da Londra. L'interrogativo ora è se dopo la lettera di denuncia, Mosca deciderà di alzare ulteriormente la posta in gioco. Per il Ministro della Giustizia tedesco, fornire armi pesanti all'Ucraina, non costituisce un ingresso in guerra contro la Russia, dunque le provocazioni di Mosca devono fermarsi. Ma il Cremlino non molla e attacca su più fronti e vieta l'ingresso in Russia al Primo Ministro Britannico Boris Johnson, al Vice Primo Ministro e Ministro della Giustizia Dominic Raab, ai Ministri degli Esteri e della Difesa e all'ex-Premier Theresa May. 24 ore prima, sempre Mosca, aveva dichiarato "non graditi" 18 diplomatici dell'Unione Europea, invitandoli a lasciare la Federazione Russa. Di fronte al deteriorarsi del clima diplomatico, una notizia che da un po' di speranza: la riapertura dell'Ambasciata italiana a Kiev. "Per noi è un momento emozionante e un gesto simbolico che ci fa sentire ancora più vicini al Governo e al popolo ucraini", ha commentato l'ambasciatore Pierfrancesco Zazo.























