Mark Zuckerberg, 39 anni e 141 miliardi di dollari, si alza e balbetta impacciato "mi spiace" alle famiglie delle giovani vittime di violenza on-line. Il fondatore di Facebook, oggi Meta, è sul banco degli imputati insieme agli altri amministratori delegati che guidano l'ex Twitter X, Tik Tok, Snapchat e Discord. La Norimberga dei social media, il processo politico alle più grandi piattaforme di comunicazione al mondo si celebra davanti alla Commissione Giustizia del Senato americano. Un plotone di esecuzione bipartisan, Repubblicani e Democratici li accusa di essere strumento per irretire i più giovani e indifesi, esponendoli alla mercé di pedofili e criminali veicolando contenuti osceni fino a spingere troppi di loro a togliersi la vita. "Avete le mani imbrattate di sangue" dice piatto un Senatore, "i vostri prodotti uccidono". E ancora, "è in diretta sulla TV nazionale, si vuole scusare?" e poi "lei è miliardario. È disposto a risarcire di tasca sua queste persone?". Il congresso dice di voler superare la legge federale che consente ai social media di moderare i contenuti in autonomia ma li accusa di usare eserciti di lobbisti per impedirglielo. La questione è scivolosa perchè con la tutela dei più deboli si incrociano, libertà di impresa, di parola e di privacy degli utenti ma anche i problemi di sicurezza nazionale. Mentre nelle stesse ore, alla Camera dei Rappresentanti, il direttore dell'FBI lanciava l'allarme sui cyber attacchi alle infrastrutture critiche americane da parte del Governo cinese, al Senato veniva messo sulla graticola il capo di Tik Tok, app cinese, sospettata di essere strumento di spionaggio di Pechino.