Etica e politica, maggioranza e opposizioni, governo e regioni. Tutto volge allo scontro, soprattutto se si parla di aborto e fine vita, due temi sensibili su cui governo e maggioranza hanno deciso di lasciare il segno. La Camera ha approvato il decreto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza all'interno del quale la maggioranza ha introdotto un emendamento che allarga alle associazioni prolife la possibilità di essere presenti nei consultori dove le donne si recano per effettuare la scelta o meno di abortire. Le critiche sono arrivate anche dalla Spagna con la presidente del consiglio Meloni che ha replicato a brutto muso: non accettiamo lezioni da fuori. Ma il tema è divisivo anche per il centro- destra. In aula infatti, alcuni deputati della Lega, a cui era stata libertà di coscienza, si sono astenuti su un ordine del giorno del PD con il quale i DEM chiedevano di assicurare che l'emendamento presentato da Fratelli d'Italia sull'aborto non creasse nessuna limitazione alla piena attuazione della 194. In aula, lo scontro è stato tangibile: la maggioranza ha ribadito la volontà di applicare appieno la legge e non di stravolgerla. Sul fine vita, l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha presentato il 12 aprile un ricorso al TAR contro la delibera della giunta emiliano romagnola guidata da Stefano Bonaccini che regola le scelte del fine vita. Esultano Forza Italia e Fratelli d'Italia che hanno spinto per il ricorso; parlano di un provvedimento doveroso perché sostengono, una materia del genere non è di competenza regionale. Così invece Elly Schlein segretaria PD: è un ricorso ideologico ora facciamo una legge in Parlamento. Durissimo anche il Presidente della Regione Bonaccini: si è passato il limite, non solo si negano i diritti delle persone riconosciuti dalla Corte Costituzionale, ma si fa battaglia politica sulla pelle di pazienti che si trovano in condizioni drammatiche. L'Associazione Luca Coscioni dichiara che sull'aiuto medico alla morte volontaria che è un diritto stabilito a determinate condizioni dalla Corte Costituzionale, la competenza delle regioni è evidente.