Partito diviso, in breve, PD, perché la segreteria appena nominata da Zingaretti, il caso Lotti e i risultati in Sardegna hanno riaperto le ferite, soprattutto con i renziani. La componente più vicina all'ortodossia renziana ha scelto, nonostante l'offerta ricevuta da Zingaretti, di rimanere fuori dalla squadra che affiancherà il Segretario alla guida del partito. Non c'è condivisione della linea politica, e il motivo, per dirla con le parole di Anna Ascani: “Per cancellare il passato prossimo hanno usato il passato remoto”. La scelta del Segretario in questo momento sembra essere quella di non replicare agli attacchi che arrivano. Le energie, dicono dal quartier generale del PD, vanno impiegate per combattere il Governo e le sue scelte sbagliate per l'Italia. “Io tenterò di ricostruire o fare uno sforzo per ricostruire in ogni modo uno spirito unitario, perché sento su di me tutto il peso di questa responsabilità. In Italia governa Salvini, governa Salvini con politiche economiche, sociali e culturali a mio giudizio drammatiche, e noi non possiamo non vedere che questa deve essere la priorità assoluta”. Ma prima o poi i nodi dentro il partito andranno sciolti. Il caso Lotti è solo uno dei possibili inneschi di questo non più impossibile sgretolamento. Il vento della scissione soffia nelle stanze e nelle parole, più o meno velate, di chi si sente quasi un corpo estraneo dentro il PD. Maria Elena Boschi chiede che il contributo di chi ha sostenuto Renzi non venga dimenticato. Calenda addirittura si vergogna di aver chiesto voti per un partito che è incapace di stare insieme, dice, anche mentre il Paese va a ramengo. E Matteo Richetti, sulla possibilità di fondare un nuovo partito, lo incalza sui social: “Ma cosa stiamo ancora aspettando?” E la risposta - sono in molti a pensarlo - dipenderà dall'identità, quella che Nicola Zingaretti intenderà dare a questo PD.