La tensione resta alta e Giuseppe Conte alza il tiro. Il confronto nel Movimento del resto è serrato tra chi professa prudenza, chi sarebbe pronto a uscire in caso di strappo e chi invece insiste, spinge per abbandonare Governo e maggioranza. Salario minimo, taglio del cuneo fiscale, Reddito di cittadinanza interventi straordinari per famiglie e imprese contro inflazione e caro bollette e poi lo sblocco dei crediti sul superbonus al quale i 5 Stelle non solo stanno lavorando da giorni per formulare una proposta concreta. Tutti temi seri, urgenze per il Paese rivendica Conte altro che bandierine o libro dei sogni, attacca il leader del Movimento che ribadisce: "Pretendiamo un cambio di passo immediato, entro luglio". Prima però c'è un'altra tappa parlamentare importante, un altro banco di prova per la tenuta dei 5 Stelle, dopo il voto di fiducia alla Camera sul Decreto aiuti e in attesa del via libera al testo lunedì, sempre a Montecitorio, si guarda già al passaggio successivo a Palazzo Madama, il decreto dovrà essere approvato definitivamente entro il 16 e per questo giovedì sarebbe previsto il voto dell'aula del Senato, test cruciale per Governo, maggioranza e pentastellati. Gli ex colleghi di Insieme per il futuro non usano mezzi termini: "Una crisi di Governo sarebbe un colpo basso per il Paese, serve la stabilità per continuare a sostenere le imprese e le famiglie e per potersi presentare ai ... internazionali per vincere la battaglia sul tetto al prezzo del gas." Dal Pd Enrico Letta ribatte: questo esecutivo è l'ultimo della legislatura. "Ma sono richieste in larga parte che coincidono con l'agenda che abbiamo posto anche noi senza termini ultimativi sapendo che non sono punti su cui si dà una risposta in un giorno ma si tratta di fare un lavoro comune, credo che sia ragionevole che ci sia un confronto." Di irresponsabilità parla il centro-destra che vede solo perdite di tempo per il Paese con il distinguo di Fratelli d'Italia che si dice pronta a votare a ottobre.























