A pochi giorni dall'inaugurazione del nuovo ponte Morandi, due anni dopo la tragedia, tra proclami e annunci e rinvii infiniti il Governo deve decidere. Autostrade per l'Italia ha presentato sabato l'ultima offerta, è sul tavolo del Ministero dei Trasporti. Secondo la società sono soddisfatte le richieste dell'esecutivo. Investimenti per oltre 14 miliardi con compensazioni per 3,4 in termini di riduzione delle tariffe, risorse ulteriori per manutenzione, indennizzi per il crollo del ponte, ma ancora non basta. Il Governo deciderà in un consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi martedì, sempre che sia trovata la quadra politica. Lo schema di accordo andrebbe bene al Pd e Italia Viva, che con Bellanova parla di un dibattito surreale, ma ancora non è digerito dai 5 Stelle. Alcuni esponenti del Movimento, insistono sulla revoca della concessione. Una delle ultime bandiere identitarie da sventolare. La parola d'ordine rimane "fuori i Benetton". E così la revoca, rischiosa per cause possibili risarcimenti miliardari, viene agitata come uno spauracchio per abbassare il più possibile la presenza nell'azionariato dei Benetton, attraverso un aumento di capitale funzionale a favorire l'ingresso di nuovi soci, probabile cassa depositi e prestiti e la conseguente discesa di Atlantia, che fa capo alla famiglia Benetton. Dall'opposizione parlamentare, le critiche all'incapacità di decidere di Conte e la sintesi, fornita da Forza Italia. "Aspi ha accettato le richieste del Governo", afferma Gelmini. "Conte sembra voler statalizzare Autostrade solo per tenere insieme i cocci della sua maggioranza".