La prima reazione era già arrivata dal Ministro dell'Economia Franco, che da Parigi aveva subito detto: il problema sta nella tempistica. Perché è un dato di fatto mostrato dai mercati e dall'immediato rialzo dello spread, quanto sull'Italia si sia visto subito il peso della decisione della BCE, che porrà fine al suo programma di acquisti da luglio, quando procederà anche al primo rialzo dei tassi dopo 11 anni. Senza peraltro prevedere alcuno scudo o protezione contro gli effetti che questa decisione potrà provocare a Paesi come l'Italia. In questo contesto, il nostro Governo pare avere una convinzione sopra tutte: che questa crisi si può affrontare e gestire solo spingendo la crescita. Intanto, con provvedimenti urgenti, che però non siano più in stile bonus ma piuttosto strutturali, come un taglio significativo del cuneo fiscale anticipato già a luglio, quando si esaurirà gran parte delle misure messe in campo finora contro i rincari e proprio in concomitanza con la possibilità di rialzo dei tassi varata dalla Lagarde. Altro tema è quello del salario minimo, su cui nel nostro Paese la discussione si è riaccesa da giorni, ma sul quale, l'ascoltato osservatorio della CGIA di Mestre, ha già osservato che comunque sarebbe preferibile optare, in primis, proprio sul taglio del cuneo fiscale. Nel frattempo, le reazioni dei partiti alla decisione della BCE, non si sono fatte attendere e si va da Salvini, che convoca per lunedì la Lega per discuterne e parla di un'Italia sotto attacco, a Meloni che definisce l'iniziativa di Lagarde intempestiva, inopportuna, miope, a Tajani, che da Forza Italia dice: hanno sbagliato i tempi. Certo sono tutti rappresentanti di Centro-Destra, ma qualche preoccupazione c'è anche a Sinistra. Dal PD, comunque, Letta mostra ottimismo e si auguro che non siano invece le fibrillazioni politiche interne ad alimentare le possibili pressioni sullo spread.