Ho chiesto di fare i conti con la realtà che ci presenta delle contraddizioni e ci presenta delle problematiche alle quali chi svolge una funzione di Governo deve necessariamente dare delle risposte. Oggi, abbiamo in Italia tanti cittadini e cittadine che vengono da un'altra parte del mondo, che sono state foto segnalate quando sono arrivati in Italia, tutti sappiamo che una parte stanno nelle nostre famiglie, si occupano dei nostri anziani e anche dei nostri figli, una parte lavorano nei campi, come lavorano nel settore dell'edilizia, come lavorano nella logistica. Nei campi, ancora in queste ore, vengono fuori delle indagini, delle iniziative prese dalle forze dell'ordine, dove si scopre che c'è un pezzo di sistema produttivo che compete in modo sleale, che tiene questi lavoratori con salari bassissimi, spesso li fa vivere in catapecchie, dove non c'è né luce, né acqua e di questo dobbiamo farci carico. Qual è il timore dei suoi colleghi al Governo? Perché le dicono di no? Credo che intanto c'è la paura e chi governa deve fare i conti con la paura, ma deve avere il coraggio di avere la visione e la visione che oggi dobbiamo avere è quella di dare, al nostro Paese, la possibilità di competere nella legalità. Alla Ministra del Lavoro che ha paura che regolarizzando queste persone si possa saturare il mercato del lavoro, ho cercato di argomentare, come faccio anche con voi, con queste motivazioni: abbiamo delle persone che da anni vivono in Italia e lavorano nei nostri campi, una parte sono persone che lavorano in modo regolare, e questo va bene, una parte lavorano con l'illegalità totale, perché non hanno un permesso di soggiorno che possa permettere ai datori di lavoro di regolarizzarli. Questo è quello a cui dobbiamo dare risposte, l'alternativa, se non è lo Stato che si fa carico di questa contraddizione, significa mantenere, nelle mani della criminalità, perché i caporali che siano italiani o che siano stranieri sono un'organizzazione criminale che gestisce la vita delle persone, che schiavizza queste persone e noi, in Italia, questo non lo possiamo permettere perché è la negazione dei diritti fondamentali degli uomini e delle donne, ma è anche una assecondare una competizione sleale.