Uno scontro durissimo, pesante. Niente scintille, questo è già fuoco. Meloni contro Berlusconi, come Fini contro Berlusconi: un passo indietro di 12 anni. 22 aprile 2010, Direzione Nazionale del Popolo delle Libertà, davanti alle telecamere va in scena l'atto che segna la rottura del rapporto tra il Cavaliere e il Leader di AN. Una giornata riassunta in quel ditino alzato contro Berlusconi e in quella provocazione: "Che fai, mi cacci?" che resterà nella storia della politica italiana e che metterà fine al cammino politico di Fini. Allora Giorgia Meloni aveva 33 anni. 2 anni prima, Fini, garantendo per lei, l'aveva fatta promuovere a Ministro della Gioventù proprio nel Governo Berlusconi, facendola diventare la Ministro più giovane dell'Italia repubblicana. Si dice che Meloni visse male il karakiri del suo mentore, ne apprezzò il il coraggio, non ne condivise la scelta. Oggi è lei a sfidare il Cavaliere, che non vuole essere passeggero, ma driver del Governo, ignorando i numeri sfornati dalle urne che schiacciano Forza Italia in posizione di retroguardia. I distinguo in realtà non sono dell'ultima ora, Meloni ha sempre tenuto una prudente distanza da Berlusconi. Era il 2006 quando dichiarò: le leggi "ad personam" bisogna contestualizzarle, sono delle leggi che Berlusconi ha fatto per sé stesso, ma sono legge perfettamente giuste. Un via libera a metà, che il Cavaliere non digerì del tutto. Il rapporto tra i due è stato cordiale, mai un passo più avanti. Divisi in un passato recente dalle vicende giudiziarie del leader forzista, lontani anche sulla visione della guerra in Ucraina, meglio, su Putin. Putin è una persona rispettosa degli altri, profondamente liberale, che mantiene la parola data, è veramente un democratico. Così Berlusconi appena 7 anni fa. E 3 settimane fa riesce ancora a dire che Putin è stato spinto a invadere l'Ucraina per sostituire Zelensky con un Governo di persone perbene. Meloni dissente e dice senza mezzi termini: Putin dimostra ancora una volta la sua visione neo-imperialista di stampo sovietico, che minaccia la sicurezza dell'intero continente europeo. Una distanza rimasta intatta, forse addirittura acuita in campagna elettorale, con Berlusconi che dava per scontata la leadership del Centro-Destra e Meloni che, forte dei sondaggi in suo favore, frenava la verve del Cavaliere. Dopo i freni, pre-elezioni, il motore spento dopo il 25 settembre. Fratelli d'Italia surclassa Forza Italia, la leadership del Governo sarà al femminile. E si capisce già dalle trattive chi dirige l'orchestra. Berlusconi insiste, incassa un assolo di no, non ci sta e verga quei 4 aggettivi: supponente, prepotente, arrogante, offensiva. Lei replica: manca un aggettivo, non sono ricattabile. Viene in mente Gina Lagorio: ricordati che ogni cosa si può dire con la parola giusta. Tra 4 aggettivi, non lasciarne 3 e nemmeno 2, uno solo, ma che sia insostituibile. "Mi pare che mancasse un punto però fra quelli elencati da Berlusconi, che non sono ricattabile.".























