Quando il 10 marzo siamo stati costretti a chiudere tutto il Paese in lockdown e a chiedere a milioni di lavoratori autonomi e di professionisti di cessare le loro attività, di abbassare le saracinesche e di non incassare e non fatturare, in Italia non c'era alcun strumento di sostegno al reddito di queste categorie di lavoratori, che - lo ricordo - sono oltre 5 milioni di persone che lavorano e che producono reddito in condizioni normali, ma che non hanno cassa integrazione, non hanno indennità di disoccupazione, non hanno alcuno strumento di welfare che sostenga il loro reddito in condizione di emergenza. Noi abbiamo dovuto inventare da zero in pochi giorni uno strumento di sostegno; i 600 euro che sono stati replicati per una seconda mensilità, che sono stati poi trasformati in un bonus di mille euro condizionato selettivamente alla riduzione di fatturato, ma nella situazione di emergenza noi abbiamo scelto di privilegiare la rapidità.