Inammissibile. Il quesito sulla cannabis è stato respinto dalla Corte Costituzionale, il motivo è spiegato dal suo stesso Presidente Giuliano Amato, che parla però di quesito sulle sostanze stupefacenti, sta nel fatto che sarebbero state scelte parole e tabelle sbagliate per proporlo. Per Amato dunque il referendum avrebbe fatto riferimento a droghe pesanti e la sua ammissibilità avrebbe portato alla violazione di obblighi internazionali. Altrimenti, spiega, il suo parere sarebbe stato diverso. "Se il quesito fosse stato presentato in questi termini, riferito alla cannabis e all'uso personale della medesima, un quesito più che ammissibile, non ho dubbi". Però le modalità di comunicazione che il comitato promotore del referendum giudica invece intollerabili. Si è persa l'unica occasione di cambiare le leggi sulle droghe che in questo Paese nessuno ha il coraggio di toccare, dicono i membri del comitato parlando di sconfitta per le centinaia di migliaia di cittadini e cittadine che hanno firmato la proposta. "Il danno inferto non è tanto ai comitati referendari, perché noi andremo avanti con le nostre iniziative e otterremo anche il risultato, sia sull'eutanasia che sulla cannabis. Il danno è per la credibilità delle istituzioni democratiche nel nostro Paese". Tra le reazioni politiche c'è quella di Giorgia Meloni, che parla di vittoria per l'inammissibilità del quesito, ma anche quella della Ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone, il Parlamento dice ha ora l'occasione di sanare una frattura innegabile.























