Difesa e contrattacco. Da un lato l'intento di mediare, rassicurare e al tempo stesso di uscire da una situazione di confusione mediatica e politica, dall'altro quello di replicare alle accuse che arrivano da opposizioni ed esercenti. In mezzo la difesa di scelte fatte e rivendicate. Sta di fatto che se i benzinai, che nelle prossime ore con i loro sindacati incontreranno il premier per cercare una ricucitura, annunciano due giornate di sciopero sul territorio nazionale, in segno di protesta nei confronti del Governo, colpevole a loro dire, di aver causato l'aumento dei prezzi e di volerne scaricare la responsabilità proprio sui distributori. Giorgia Meloni ribatte: "Nessuno scaricabarile, la stragrande maggioranza dei benzinai si sta comportando con responsabilità, ma serve individuare chi non lo sta facendo". Poi la replica alle accuse dell'opposizione sulle promesse elettorali mancate: "Nel programma non c'è scritto taglio delle accise ma" spiega "si parla di sterilizzazione". Tradotto, quello che lo Stato incasserà in più di IVA verrà utilizzato per abbassare il prezzo. Decisione presa in consiglio dei ministri, nella cui ultima riunione si è poi stabilito di prorogare a tutto il 2023 la possibilità che i buoni benzina ceduti dai datori di lavoro siano esentasse. E intanto, in Parlamento il Ministro dell'economia precisa come il monitoraggio dei prezzi sarà costante. "Il Governo monitorerà quindi attentamente la situazione dei livelli dei prezzi, non solo della benzina, ma anche quelle di largo consumo. Alla luce di tale monitoraggio il Governo valuterà le ulteriori iniziative da adottare". Durissime le opposizioni che criticano il premier su un doppio fronte, nel merito della scelta e sul piano politico a fronte, attaccano ancora, di quegli impegni elettorali non mantenuti. "Io penso che sarebbe molto più serio parte del Governo se dicesse: non abbiamo messo risorse in legge di bilancio per calmierare i prezzi". Si annunciano giornate all'insegna della tensione.